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Quando pensiamo alla nostra adolescenza ci sembra di rivedere tutto il mondo in bianco-nero, sarà perché le foto erano tali e la televisione rigororosamente priva di colore. Eravamo ancora poco più che bambini e tra cacce alle lucertole, pesca lungo l’Esino e giochi sulla strada.  Un giorno nel ’63, ascoltammo dal Juke Box una canzone il cui ritornello faceva: “Come on, come on, come on, come on, please please me, woh yeah, like i please you”. Da quel momento in noi una molla scoccò e cominciammo ad amare quel gruppo che avrebbe cambiato da lì a poco il futuro, i modi di vita, i modi di pensare e soprattutto colorato il mondo. Erano i Beatles.

Conoscemmo Franco che amava quella musica. Un damerino vestito come loro, e ci affascinava per il suo aspetto da “beat”. e che aveva aperto il suo Beatles Club. E nacque così un’amicizia fatta di amore per la buona musica, con i Beatles in testa, ma con una certa predisposizione a scoprire altre nuove musicalità e le nostre ricerche caddero su Jimi Hendrix, Cream, Yardbyrds, Rolling Stones, Deep Purple e tanti altri gruppi d’Oltremanica che andavano per la maggiore nel mondo, ma che, nella Jesi un po’ provinciale di allora, solo noi e pochi altri, riuscivamo a scoprire.

Quel giorno in cui Franco ci disse che aveva l’intenzione di scrivere questo libro, sulla sua e la nostra gioventù, rimanemmo quasi estasiati dal fatto che ci definì i “suoi protagonisti”.

Gli anni sessanta sono stati naturalmente gli anni più belli della nostra vita, perché erano gli anni della nostra gioventù.  Pieni di musica, di feste nei club, di ascolti e critiche.  Qualche sbornia e tante, ma tante risate.

Un libro questo di Franco Duranti, che ci trasporta indietro di molti anni, anni carichi di aspettative e di fiducia nel futuro. L’autore ha esaminato, spesso addentrandosi anche nei particolari, la vita dei giovani di allora, facendo una analisi precisa di luoghi e persone che sono in definitiva i protagonisti della sua opera. La passione per la musica, in quegli anni aveva contagiato i giovani e non pochi erano i “complessi” musicali, allora si chiamavano così, che suonavano, più o meno bene, più o meno professionalmente, la musica che veniva dall’Inghilterra e dall’America. Lo stesso Franco aveva suonato con alcuni gruppi musicali. Era un bravo batterista e nella sua band era il più serio e quando si incazzava con gli altri componenti, con le sue bacchette, batteva forte sul rullante e se ne andava imprecando, per poi tornare come se niente fosse.

Siamo orgogliosi di aver conosciuto e conoscere Franco, rimasto ragazzo come noi e con tanta voglia di giocare ancora a chi sa meglio ascoltare la buona musica.

Leggendo questo libro noi, ragazzi e protagonisti di allora, non possiamo fare a meno di provare grande emozione, di ripensare a persone e posti che avevamo dimenticato ma che ritornano alla memoria, un treno di ricordi lunghissimo che ci sfila davanti carico di istantanee della nostra vita che guardiamo con nostalgia e con tanto affetto.

Franco ci ha fatto un grande regalo, ci ha fatto rivivere quei momenti dimenticati che solo leggendo il suo libro ricordiamo di aver vissuto e che ci fanno benevolmente sorridere di noi stessi e di come eravamo.

Grazie Franco per averci dato queste pagine ricche di vita vissuta in allegria e amicizia e grazie per avercele ricordate e soprattutto per averci fatto sentire ancora ragazzini. Sarai, con orgoglio, il nostro “Paperback Writer”.

Stefano Mazzarini – Ancona, 02/03/2013