In questi ultimi tempi, le tristi vicende che mi toccano in maniera sensibile, si susseguono con un ritmo troppo incalzante. Sarà un caso, o forse no: probabilmente ciò dipende dagli anni che, per chi ancora riesce a sopravvivere come me, si ammassano e si comprimono. E purtroppo, ormai capita troppo spesso, che qualcosa fuori controllo ti scivoli accanto e qualcuno di noi precipiti e cada nel baratro.  

     Ecco, non mi sento più sicuro, non ho più certezze! Anche se, a dire il vero, non ne ho mai avute, ma adesso più che mai mi rendo conto che è difficile rimanere in piedi.

     Certo gli anni passano, direte voi! e chi vuole negarlo? Ma accorgersi che anche tu fai parte di questo processo degenerativo ti deprime.

     L’unica àncora di salvezza a nostra disposizione (nostra è riferito a quelli che fanno parte della mia generazione di ultrasettantenni) è quella di ritrovarsi insieme, come ai vecchi tempi e rievocarli a tavola con un piatto di tagliatelle e qualche bicchiere di buon vino rosso. Si dice faccia buon sangue…

     Ma purtroppo capita sempre con più frequenza che il numero dei partecipanti alla su citata reunion diminuisca ogni volta. Questo non fa che accrescere il disagio, ci rende sempre più consapevoli che non siamo niente: assolutamente niente!

     Come avevo citato in una mia poesia di alcuni anni fa, siamo come piccole barche di carta velina bagnata in mezzo a un mare in tempesta. Siamo qui in questo mondo solo di passaggio, siamo un granello di polvere nel cosmo e presto ci disperderemo anche noi.

     L’ultimo di questa infausta serie che è stato spazzato via è stato Fabio. Nessuno di noi se l’aspettava.

     Se n’è andato con discrezione, senza far rumore, con la sua solita eleganza. È stato coerente fino alla fine. Quello era il suo stile. Ma non è stato l’unico a non voler scomodare gli amici.

     Anche Mario ha spento l’interruttore senza il minimo rumore, senza un click. Non ha voluto che si pubblicasse la sua partenza, nemmeno con due misere righe.

     Neppure Gigi, che ormai ci ha abbandonato da alcuni anni, non ha voluto nessuno al suo fianco. Nemmeno noi che condividevamo la sua stessa passione, la musica. Era incazzatissimo con il mondo, con tutti, e con il male che lo aveva colpito a tradimento. Ce l’aveva su con quel maledetto destino che aveva aspettato che andasse in pensione per colpirlo mortalmente alla schiena.

     Di lui ci rimane solo una sua foto con la chitarra mentre arpeggia e il ricordo della sua voce strozzata incisa su un CD.

     E poi, Michele. Lui, Michele era più il più giovane degli amici. In senso anagrafico, non era dei nostri. Forse avrebbe avuto, ancora, almeno altri trent’anni da vivere... nessuno può saperlo. Se non fosse stato per quella maledetta alluvione che lo ha trascinato via senza scampo.

     Qualcun’altro di noi è rimasto da solo a lottare contro il vento. A combattere contro quel vento impetuoso e implacabile che ha trascinato via anche la donna della sua vita. E mentre quel vento continua a spazzare intorno a noi, lui continua a chiedersi se fosse stato meglio che anche lui l’avesse seguita.

     No, ti prego non ci lasciare anche tu! Aspetta, Duilio, dobbiamo organizzare un’altra cena!

     Ok, lui mi dice, avvisa pure Alberto, senti se stavolta riesce a venire anche lui con noi!

     Come al solito, sono io che organizzo. Lo chiamo per invitarlo. Al telefono, la sua voce è fioca, spenta. Mi dice che vorrebbe ma non può. Ho un tumore! Al ritorno dalle ferie mi hanno scoperto un tumore all’esofago. Sto facendo le chemio e mi alimento con le sacche. Mi dispiace Franchì, non posso venire, mi dice.

     Un tonfo in fondo allo stomaco! Gli dico di non preoccuparsi e di pensare solo a rimettersi in sesto.

     Gli faccio gli auguri. È il minimo che posso fare. Aspettiamo che ne venga fuori, poi faremo un’altra cena e lui sarà ancora con noi. Speriamo.

     All’improvviso mi sento ridicolo, inconsistente, fuori posto.

     E a noi che restiamo non ci resta che piangere, come diceva Massimo Troisi. E aspettare il prossimo.

      Comunque Alberto non ce l'ha fatta... e il vento continua a spazzare.

 

© Franco Duranti - novembre 2022