I ricordi diventano sempre più preziosi con il passare degli anni. Indimenticabili sono stati per Franco Duranti quelli della sua infanzia e giovinezza. Non ha voluto che sbiadissero o si offuscassero. Li ha resi perciò indelebili in un libro pubblicato dalla Gei titolato “Fantastici quegli anni” e sottotitolo ‘storie di tanti capelli fa’; che non è solo il richiamo ad un’età acerba, ma anche ad una moda. Siamo negli anni ’50 e ’60: l’Italia ritornava allora a vivere dopo un devastante conflitto.
Jesi era una cittadina di provincia (ma quanto bene avrebbe detto Valeria Moriconi di questa ‘provincialità’!) dove attutiti giungevano gli echi del mondo e solo attraverso la radio. Ci sarebbe voluto ancora del tempo prima che la televisione entrasse in tutte le case. Si pensava a ricostruire: si lavorava molto e di buona lena recuperando attività artigianali e commerciali e inventandone di nuove. C’era tanto da fare e ci si divertiva con poco: il cinema la domenica e lo ‘struscio’ per il corso potevano bastare agli adulti. Per un ragazzino come era allora Franco Duranti c’erano anche le scorribande, la caccia alle lucertole e ai gatti, i giochi e i giocattoli inventati e costruiti con i materiali recuperati in casa. C’erano i verdi rifugi dei giardini pubblici e dell’Isolato Carducci, allora spazio libero e semiselvaggio. C’era anche tanta musica: una passione nata nella prima adolescenza, coltivata costantemente grazie alla radio e a vecchi dischi in vinile e ora diventa filo conduttore dei suoi ricordi.
Franco Duranti ne ha seguito l’evoluzione, della canzone melodica dei primi Festival di Sanremo alla rivoluzione dei mitici Beatles che sarebbero stati per lui e per i suoi amici, con il quale aveva formato un gruppo musicale, un costante riferimento e un simbolo assoluto di emancipazione. La colonna sonora di quegli anni commenta altri ricordi.
Ad essere richiamati alla memoria e visualizzati sono personaggi familiari, compagni di scuola, insegnanti, luoghi, eventi, amicizie, mode, prime sigarette fumate di nascosto, primi amori, prime trasgressioni.
L’autore dichiara di non sentirsi un romanziere, ma il suo microcosmo non è chiuso. Si espande per diventare un macrocosmo in cui molti possono riconoscersi e ritrovare esperienze simili a quelle raccontate. Il Il taglio agile della narrazione, la scansione in brevi e gustosi capitoli, lo stile fresco e spontaneo, l’umorismo e l’autoironia che affiorano a tratti conferiscono una piacevole leggibilità ad un libro scritto senza nostalgie o rimpianti; con leggerezza, invece, e con tantissimo amore.
Augusta Franco Cardinali
Vivacittà, 04/05/2013